Lettera di dimissioni dal PD

Genova, 25/01/2015

Lettera al partito democratico

Non è facile per me scrivere questa lettera con cui abbandono un sogno a cui ho dedicato gli ultimi otto anni della mia vita.

Un progetto nato a dicembre del 2006 quando presi la mia prima tessera di partito, quella dei Democratici di Sinistra che celebravano l’ultimo congresso prima di sancire la fusione con la Margherita e la nascita del Partito Democratico. Il progetto del “partito nuovo” mi entusiasmò, partecipai attivamente alle primarie del 14 ottobre del 2007 ed entrai nella prima assemblea regionale del Partito. Dopo la fondazione dei circoli del 3 febbraio 2008 fui la Segretaria del Circolo del PD di Rivarolo, il secondo circolo di Genova per numero di iscritti. Successivamente diventai Coordinatrice Municipale del PD della Valpolcevera e lasciai tale carica per essere eletta Presidente del Municipio V nelle elezioni amministrative di Genova del 2012.

Se mi guardo indietro vedo tanta fatica e tante battaglie, vedo riunioni, discussioni, documenti, campagne per le elezioni alcune vinte ed alcune perse, entusiasmo, dolore, delusioni  e soprattutto vedo persone, amici e compagni, e tanta passione.

Lascio con il “piddì” un pezzo di vita e un pezzo di cuore, ma le vicende delle primarie regionali liguri hanno segnato il limite di un malessere sopportato da troppo tempo. Le interferenze di personaggi e di gruppi politici che con la nostra storia ed i nostri valori nulla hanno a che fare, legittimati anziché respinti dalle parole di autorevoli esponenti di Partito e di Governo che ne hanno fatto un paradigma delle alleanze politiche a cui tendere e soprattutto i brogli, la disgustosa compravendita di voti, che hanno sporcato le primarie che erano il carattere distintivo del nostro partito, hanno rappresentato per me un punto di non ritorno.

Il mio, come quello di tanti altri, è però un malessere che viene da lontano e che è stato alimentato da fatti ed atti politici precisi che riguardano soprattutto la politica nazionale: il governissimo con le destre, i 101 franchi tiratori che hanno impallinato uno dei padri fondatori del Partito, il governo di Letta abbattuto con un hashtag, le politiche del lavoro riassunte nel job act, il patto del Nazareno con chi ha portato l’Italia al disastro, le modifiche alla Costituzione più bella del mondo, la manina del 3%…

Non è questo il modello di partito a cui avevo dato la mia adesione. Io credevo in un partito coeso che avrebbe coinvolto i militanti nelle decisioni fondamentali e invece mi ritrovo in un partito dove la linea politica è dettata da un tweet.

Perché non si è mai utilizzato lo strumento del referendum previsto dallo Statuto per discutere sulle grandi riforme come ad esempio la legge elettorale e quella sul lavoro? I circoli del PD hanno delle potenzialità di elaborazione politica e programmatica che non sono considerate mentre i militanti meriterebbero molto di più che essere utilizzati solo come forza lavoro per i gazebo delle primarie e per gli stands delle feste dell’Unità.

Lo strumento delle primarie, su cui non si è mai fatta una vera regolamentazione, ha portato alle estreme conseguenze la personalizzazione della politica viziando la discussione nel merito e nei contenuti.

Le primarie dovrebbero essere sempre precedute da una seria analisi sull’amministrazione uscente e dalla discussione sulla visione di futuro che comprenda anche i confini della coalizione. Solo dopo aver gettato le basi, quei punti fondamentali su cui tutto il partito è d’accordo, si può decidere quali sono le persone che meglio possono dare gambe e braccia, cuore e testa a quei contenuti.

Nel nostro piccolo, in Valpolcevera, lo abbiamo fatto con la Conferenza Programmatica Municipale che ha impegnato tutto il partito in un anno di lavoro e ha preparato le elezioni amministrative.

Invece solitamente ciò non avviene, specie  per i livelli più alti, dove chi decide di voler essere  candidato inizia la sua personale corsa, sorretto dalla propria rete di relazioni, indipendentemente dal partito che inevitabilmente si spacca mentre candidati e supporters se le danno pubblicamente di santa ragione, senza esclusione di colpi. Così all’indomani del risultato delle primarie, quando il tuo compagno di partito è diventato l’avversario o addirittura il nemico, le cicatrici sono così profonde che è difficile rimettere insieme i cocci ed organizzare la campagna elettorale, quella vera.

Non era questo il Partito che avevamo in mente quando lo abbiamo fondato, un partito che ha fatto dell’arroganza il suo stile politico, un partito che doveva essere di innovazione e che invece è diventato di conservazione, laddove la rottamazione è passata dalle persone ai contenuti. Un partito che doveva rinnovare ed innovare e dove il  rinnovamento non doveva essere inteso solo come dato anagrafico quanto soprattutto del modo di fare politica.

Un partito che aveva investito sulle donne, il primo e forse l’unico a porre il 50% in tutti i suoi organismi, ma che invece non ha portato avanti politiche delle donne e per le donne. Pensavo e continuo a credere che le donne in politica possano portare una visione ben diversa da quella banalmente riassunta nello stile “ladylike”.

Vedo invece la volontà di trasformare “geneticamente” il partito quando si mettono insieme altri soggetti che nulla hanno a che vedere con il nostro DNA, la nostra storia e la nostra cultura e dove si attuano scelte che dovrebbero connotare altre forze politiche ma non la nostra. Il PD doveva essere un “partito nuovo” e non un “nuovo partito”; doveva e poteva essere l’attore di un vero cambiamento morale e civile, prima ancora che politico.

Invece regnano logiche di potere, correnti, cordate e metodi degni della più vecchia e deteriore politica. Un partito che perde di vista il bene comune, e diventa luogo dove esercitare prove di forza fatte un tempo di tessere e oggi di voti alle primarie.

Il PD ha cambiato davvero verso. Doveva essere il partito di tutti ed è diventato il PD di Renzi. Un partito di tipo padronale dove il dissenso viene liquidato come “fronda ininfluente”.

Mentre scrivo questa lettera ricevo una mail da “Piedi per terra, occhi nel cielo” dove leggo: “Il PD che ho in testa è un PD che include e non esclude… La mia è una vittoria orgogliosa. Ha prevalso l’idea di una Liguria moderna ed è stato sconfitto un disegno che porterebbe il PD indietro di trent’anni”. Firmato Lella. Stavolta ha omesso il sorriso. Con buona pace dei tanti che, soprattutto a Genova, in quel disegno credono ancora ed alla faccia dell’inclusione e della pacificazione.

Ho atteso ancora qualche giorno prima di dimettermi formalmente dal partito poiché ho sperato ingenuamente ed inutilmente che al generale malcontento ed alla lettera sottoscritta da un gruppo di democratici polceveraschi che chiedeva l’annullamento di queste primarie scandalose venisse data una risposta necessaria per dare un segnale positivo nei confronti degli elettori e dell’opinione pubblica.

Sono arrivata quindi a prendere una decisione dolorosa e sofferta ma che mi vede finalmente in pace con me stessa, in coerenza con ciò che sono, con la mia storia e con i miei valori. “Ho conservato intatti gli ideali della mia gioventù” come diceva Enrico Berlinguer e continuo a sperare che possano ancora ispirare la nostra società avvilita ed esasperata. Credo che antifascismo, etica e moralità siano principi non negoziabili e spero ancora in una politica fatta da persone con le mani davvero pulite. Una politica che non rinunci ad essere “di sinistra” per migliorare le condizioni di vita dei giovani, degli anziani, dei lavoratori, delle famiglie, dei più poveri e bisognosi.

In tanti hanno abbandonato silenziosamente il partito in questi anni, altri lo faranno, molti invece pur soffrendo resteranno. A queste compagne e compagni auguro di riuscire a realizzare il vero cambiamento e la vera svolta che il PD aveva promesso. Mi piace pensare e sperare che comunque le nostre strade si incroceranno ancora e che ci ritroveremo da qualche parte, un giorno.

Per quanto riguarda il Municipio decideremo con le democratiche ed i democratici della Valpolcevera, nel gruppo dei consiglieri del PD, e con le forze della coalizione che mi hanno sostenuto alle elezioni che cosa è meglio per la nostra vallata. E’ stato fatto un buon lavoro in questi anni così difficili e per questo ringrazio i Consiglieri del gruppo del PD e gli Assessori della mia Giunta. Non lascio il PD per entrare in un altro partito e sono a disposizione, sia per rimanere in Municipio e portare a termine i rimanenti due anni di mandato in adempimento del programma elettorale e dell’impegno assunto con gli elettori come pure per lasciare se mi verrà richiesto.

Ho sempre pensato alla politica come servizio e, soprattutto nelle istituzioni, come servizio a tempo determinato. Ho sempre vissuto del mio lavoro e quindi, a differenza di altri, ho la fortuna e la grande libertà,  di avere un impiego a cui ritornare.

In ogni caso, come ha detto recentemente una grande donna, Emma Bonino, non ci si dimette dalla passione politica. La passione c’è ancora, gli ideali ed i valori resistono sempre, così come la speranza di poter contribuire a costruire un pezzetto migliore di società e di mondo.

Iole Murruni

Last Updated on: Maggio 1st, 2017 at 1:14 am, by Iole Murruni


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